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CFP: La Grande Guerra ai confini

7 ottobre 2013 No Comment

Call for Papers:

La Grande Guerra ai confini

Regioni e società di confine a confronto

Convegno annuale dell’Arbeitskreis Historische Friedensforschung (AKHF)

Organizzazione:

Centro di storia regionale pressola Libera Universitàdi Bolzano in collaborazione con l’Arbeitskreis Historische Friedensforschung

Data e sede:

14-15 novembre 2014, Libera Università di Bolzano/Freie Universität Bozen

Deadline:

31 ottobre 2013

Le guerre ridefiniscono gli spazi. Dividono o uniscono regioni e società secondo una logica amico-nemico determinata dalle alleanze che conducono la guerra e le contrapposizioni militari. Anchela Primaguerra mondiale ha dato corpo a una nuova spazialità, come esito specifico della guerra stessa. Nella misura in cui ha istituito nuovi confini, ha contribuito a eliminare o relativizzare quelli vecchi.

Il convegno internazionale che il Centro di storia regionale pressola Libera Universitàdi Bolzano organizza in collaborazione con l’Arbeitskreis Historische Friedensforschung (http://www.akhf.de/) intende interrogarsi sulla rilevanza specifica delle frontiere e delle aree di confine nella Prima guerra mondiale, affrontando l’argomento da varie angolazioni. All’interno del convegno trovano spazio sia discussioni teoriche nell’ambito degli spatial studies sia approcci e tematiche di storia regionale, microstoria, storia della vita quotidiana, storia dei vissuti, storia culturale e di genere. A contributi che, ad esempio, vertono sull’importanza semantica dei tracciamenti di confine e delle aree di confine in guerra o sul modo in cui, a seconda dei punti di vista, essi sono percepiti, connotati e interpretati, si affiancano prospettive di ricerca tese a tematizzare l’importanza storica concreta delle frontiere di guerra per le società regionali o locali. Il convegno intende allargare lo sguardo, in prospettiva comparata, su diverse regioni di confine europee (indifferentemente localizzate in Europa settentrionale, meridionale, occidentale od orientale).

Scopo del convegno è dare una risposta almeno parziale al quesito su come e quanto la nuova spazialità determinata dalla guerra e i tracciamenti di confine ad essa riconducibili abbiano inciso sul modo in cui lo spazio è stato vissuto e abbiano influenzato gli universi esistenziali delle società regionali (o locali) di confine. Il convegno si propone di coniugare approcci microstorici e di moderna storia regionale, da un lato, e metodologie degli spatial e border studies, dall’altro, con la nuova storia militare e gli studi per la pace.

I paper proposti saranno inseriti in quattro sessioni tematiche dai contenuti relativamente ampi:

1. Costrutti spaziali – confini di aree (di guerra) civili e militari

I fronti sono “aree di guerra” particolari; come aree di confine e “campi di battaglia” costituiscono una spazialità caratteristica, che modifica, per esempio, il modo in cui i soldati vedono luoghi, cose ed esseri viventi. Nel codice militare, le aree di guerra si differenziano tra loro in sezioni di spazio funzionalmente distinte; alcuni di questi concetti, quali ad esempio “fronte”, “retrovie”, “fronte interno”, sono entrati a far parte del linguaggio corrente. L’esistenza concreta o immaginaria di (nuove) aree di azione militare e la particolare semantica che ne deriva hanno riorganizzato e ridefinito anche l’importanza delle aree civili in guerra. I contributi di questa sessione si interrogano quindi, fra l’altro, sulla genesi, lo sviluppo e la trasformazione dei connotati spaziali e sulla particolare semantica spaziale in guerra. Come viene interpretata l’immagine o la performatività delle “aree di guerra” (quando, da chi e in quale particolare situazione)? In che modo questi concetti vengono etichettati, assegnati e categorizzati? Al concetto di “fronte”, ad esempio, relativamente insignificante se preso di per sé, si associa un gran numero di assegnazioni (militari, sociali, civili o di genere) di natura positiva o negativa, e sorge spontaneo chiedersi che aspetto abbiano assunto o come si siano modificate queste codificazioni semantiche, linguistiche e visuali. Dove corrono i confini (reali o immaginari) fra le diverse aree, e quali presupposti e condizioni particolari hanno contribuito a conferire loro contorni che siano nitidi o sfumati?

2. Regioni di guerra: universi esistenziali regionali lungo le frontiere

Da un punto di vista fenomenologico, in guerra si possono distinguere idealmente tre tipi di regioni di confine (fra Stati), ciascuna con caratteristiche specifiche: regioni del tipo amico-nemico in cui si trova il fronte, regioni di confine del tipo amico-nemico fra Stati alleati in guerra e regioni coinvolte nella guerra ma confinanti con Stati neutrali. A partire dal tema della frontiera nel quadro della nuova spazialità della guerra, la discussione verterà non tanto sugli effetti generali, sovraregionali e nazionali della guerra stessa, quanto sulle ripercussioni della nuova situazione di confine sulla società regionale, molto profonde in regioni direttamente coinvolte dalle azioni militari. Sorge quindi spontaneo interrogarsi sul significato che assume il fronte militare in una regione di confine o in una società di frontiera. Mentre ci si è molto concentrati sulle ripercussioni della guerra sulle regioni di confine del primo tipo, gli universi esistenziali regionali o locali degli altri due tipi di regioni sono stati finora poco studiati. Accanto a contributi volti a tematizzare il carattere della guerra in regioni del tipo amico-nemico, si auspica che vengano presentate anche relazioni che si cimentano con i seguenti interrogativi: in che modo la guerra ha influito sulla collettivizzazione interregionale fra regioni di confine ‘alleate’ di Stati diversi? In che misura in queste regioni la guerra ha mutato il carattere del confine (di Stato)? In che misura il fatto di confinare con Stati neutrali ha plasmato (e trasformato) gli universi esistenziali regionali su entrambi i lati del confine?

3. Regioni di confine e minoranze regionali

La Primaguerra mondiale ha profondamente modificato anche il rapporto e le relazioni fra maggioranza e minoranza (politica, etnica, religiosa) nelle regioni di confine. In ragione della struttura delle alleanze e della citata logica amico-nemico, le minoranze etniche o di altra natura residenti nelle regioni di confine – giudicate ‘inaffidabili’, spie, potenzialmente renitenti o globalmente indiziate – subirono in maniera particolare gli effetti della guerra. I contributi presentati in questa sessione dovranno quindi analizzare le concrete ripercussioni della guerra sulle minoranze. L’accento non dovrà essere posto soltanto sulle misure adottate dallo Stato belligerante verso le minoranze, l’analisi dovrà estendersi anche agli attori, in una prospettiva di storia delle identità, della vita quotidiana e dei vissuti. Nel quadro di una più ampia analisi della memoria storica, tale livello di indagine potrà tranquillamente trascendere la periodizzazione di guerra e dopoguerra e includere anche la condizione delle minoranze, che spesso risulta mutata in seguito al tracciamento dei nuovi confini: in alcuni casi le minoranze si sono trasformate in maggioranze, in altri casi è accaduto il contrario. Scopo di questa sessione è evidenziare, attraverso concreti case studies regionali, gli elementi di convergenza e di divergenza nel modo di trattare le minoranze da parte dello Stato e della componente egemonica della società, come anche i vissuti delle persone coinvolte.

4. Rappresentazioni, idee e desideri di pace in chiave regionale

Lo studio delle rappresentazioni e dei desideri di pace, delle speranze e dei timori legati alla guerra e dei processi di illusione e disincanto articolati in chiave regionale (e anche locale) è particolarmente promettente. Basta gettare uno sguardo alle ricerche su illusione e disincanto in ambito di storia regionale per accorgersi che esistono considerevoli differenze nella legittimazione e delegittimazione sociale della guerra, tali da relativizzare e mettere in discussione anche il significato delle cesure macrostoriche (per esempio quella del 1917) nei singoli vissuti.

All’interno di questa sessione si affronterà soprattutto la questione della caducità dei modelli interpretativi di illusione e disincanto. Quando e in quale nesso causale acquistano importanza “localmente” le rappresentazioni e le idee di pace? Quali attori erano o si sono fatti portatori del desiderio di pace? In che modo in una società interventista caratterizzata da censura e repressione si è, per così dire, compiuta “tecnicamente” la mediatizzazione dei desideri di pace? Infine si dovranno discutere anche le concrete rappresentazioni della pace (diverse da una regione di confine all’altra), si dovrà cioè esaminare come la pace sia stata pensata e immaginata in chiave regionale e locale. Il raffronto sincrono fra diverse realtà locali e regionali metterà in evidenza differenze e convergenze nei processi sociali di illusione e disincanto e nel significato, di volta in volta diverso, della narrazione regionale sulla pace.

 

Lingue del convegno:

Italiano e tedesco (è prevista la traduzione simultanea)

Spese di viaggio e pernottamento:

Le spese di viaggio e pernottamento sono a carico dell’organizzazione

Pubblicazione dei paper:

I paper saranno pubblicati in un volume della collana dell’AKHF (Frieden und Krieg. Beiträge zur Historischen Friedensforschung). (Cfr.: http://www.akhf.de/FUK)

Si prega di inviare un abstract (di massimo 500 parole) e un breve curriculum vitae entro il 31 ottobre 2013 all’indirizzo email: regional.history@unibz.it indicando nell’oggetto “Convegno confini”. 

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